La cogenerazione da biogas costituisce sia un’opportunità di business estremamente interessante per le imprese agro-zootecniche, sia una scelta lungimirante per società pubbliche e private che puntano alla produzione e valorizzazione del biogas in un’ottica ecosostenibile e di elevato rendimento energetico.
La cogenerazione da biogas rappresenta, quindi, una grande occasione per la crescita di un modello di produzione energetica sostenibile, meno dipendente dalle fonti fossili della nostra economia (questa tecnologia è definita dagli anglosassoni “Win-Win”, ovvero doppiamente vincente).
L’Italia, con più di 900 impianti a biogas, è al secondo posto a livello internazionale dietro solo alla Germania. Sfruttando in modo sostenibile il potenziale produttivo del settore, che equivale almeno al 10% del consumo totale di gas naturale sul nostro territorio, si potrebbe raddoppiare l’output nazionale di metano, risparmiando un miliardo e mezzo di euro l’anno sulle importazioni di combustibili fossili.
Le possibilità espansive per l’impiego virtuoso del biogas sono ancora molto ampie. Addirittura si potrebbe ipotizzare realisticamente di decuplicare in pochi anni il volume di potenza installata. L’Europa ha bisogno di energia ottenuta in modo ecosostenibile e il biogas risponde perfettamente a questa esigenza. Nello specifico, i settori agricolo e zootecnico hanno nel biogas, in tutta Europa, un vero e proprio alleato per la loro sempre più pressante esigenza di ottimizzare i conti economici, sia tramite una migliore efficienza energetica delle loro strutture, sia potendo disporre di energia vendibile sul mercato. Il settore agricolo non può accontentarsi solo di produrre e vendere i prodotti della terra, deve trovare sostegni attivi alla propria imprenditorialità, con l’enorme potenzialità della valorizzazione dei sottoprodotti della filiera. L’impiego del biogas può essere un’ottima soluzione in tal senso, nel pieno rispetto delle culture e dell’ambiente.
Ma che cos’è il biogas e come si ottiene?
Il biogas è una miscela di gas prodotta dalla fermentazione anaerobica di materie prime organiche. Si ottiene “riciclando” in modo efficiente il suolo agricolo, non solo attraverso le biomasse vegetali, ma anche con le biomasse di integrazione: effluenti zootecnici, colture di secondo raccolto come il triticale, sottoprodotti agricoli come la paglia e gli stocchi e sottoprodotti agroindustriali. Quindi tutte quelle colture che rappresentano uno “scarto” per l’azienda agricola, prodotti cioè che comunque non utilizzerebbe nel proprio ciclo produttivo.
Il processo di conversione, meglio conosciuto come “digestione anaerobica”, avviene all’interno di uno o più digestori in assenza di ossigeno, alla temperatura opportuna e con una continua miscelazione. Il biogas prodotto è costituito per il 50/70% circa da metano: motivo per cui rappresenta il combustibile ideale per essere convogliato, previo trattamento, nei moduli di cogenerazione e trasformato in energia. Attraverso gli impianti di cogenerazione, quindi, si producono due vettori energetici: energia elettrica per la cessione in rete ed energia termica, utilizzabile ad esempio per il riscaldamento dei fermentatori, per il teleriscaldamento civile e zootecnico e per i processi di lavorazione agroalimentare.
Quello della cogenerazione da biogas è un mercato di respiro europeo, con straordinarie prospettive di crescita, dovute soprattutto alla capacità di questa tecnologia di integrarsi nel tessuto agricolo e zootecnico esistente, permettendo anche la riduzione degli impatti ambientali provocati dall’agricoltura. Si tratta di una filiera ambientalmente molto promettente, in quanto oltre a generare la produzione di energia elettrica e termica risparmiando fonti fossili, permette di ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti. Infatti, se si utilizza il digestato come fertilizzante, essendo questo ricco di elementi quali azoto, fosforo e potassio, gli odori diminuiscono, rispetto ai casi in cui si utilizzano fertilizzanti tradizionali.
Non solo. Se si utilizza il digestato liquido, che penetra più facilmente nel suolo, si possono ridurre anche le emissioni di anidride carbonica e di protossido di azoto. Allo stesso tempo è anche una filiera più che corta, già che usa prodotti che non possono fare molta strada in quanto molto umidi ed il residuo (digestato) umido deve essere impiegato nelle immediate vicinanze dell’impianto (10-20 km).