Per un paio di ore, le emissioni serra del sistema elettrico italiano si sono azzerate: le rinnovabili hanno soddisfatto il 100% della domanda. E’ successo nel primo pomeriggio di domenica 16 giugno. E il prezzo dell’elettricità è precipitato a zero. E’ la prima volta che accade. Naturalmente non si sono fermati i contatori nelle nostre case, non abbiamo smesso di pagare l’elettricità. Si parla del prezzo di Borsa, il Pun (Prezzo Unico Nazionale) che deriva dal sistema di aste in cui si vende all’ingrosso, ora per ora, l’elettricità prodotta dai vari operatori. E domenica 16, giornata di sole e vento con una buona scorta d’acqua per l’idroelettrico, non c’è stata gara: l’energia pulita ha fatto l’en plein soddisfacendo l’intera domanda e facendo crollare il prezzo.
La ragione di questo crollo è spiegata dal meccanismo di mercato adottato in Italia. Le rinnovabili sono sempre offerte a prezzo zero perché non ci sono costi di combustibile da coprire e c’è l’obbligo europeo di ridurre le emissioni serra che minacciano la stabilità del clima. Ma di solito sodisfano solo una quota del mercato e il prezzo di tutte le vendite in una certa fascia oraria è dato dall’offerta accettata al prezzo più alto. In questo caso non c’è stato spazio per i combustibili fossili e, in assenza di acquisti a prezzo più alto, è rimasto il prezzo delle rinnovabili: zero.
Naturalmente è stato un momento limitato, ma ha indicato una tendenza perché non si tratta di un fenomeno isolato. Nel maggio scorso le rinnovabili hanno coperto la metà della domanda elettrica. Nel 2012 a Pasquetta, tra le ore 13 e le 14, il 64% dell’energia prodotta in Italia era arrivato dalle rinnovabili mentre in Sicilia la percentuale aveva raggiunto il 94%. E l’offerta media annuale che viene dai 600 mila impianti di rinnovabili sfiora quota 30%.
L’effetto delle rinnovabili sul sistema delle aste è dunque costante: riducendo la domanda di fossili elimina le offerte a prezzo più alto. E’ il fenomeno chiamato peak shaving: un abbassamento del valore di picco che tradizionalmente coincideva con le ore più calde della giornata, quelle in cui i consumi elettrici sono più alti. Ma proprio in questo periodo ormai è più alta anche la produzione di fotovoltaico e l’offerta di energia pulita calmiera i prezzi. Con un sistema di rinnovabili basato sul mix tra fonti continue (solare termodinamico, biomasse, geotermia) e discontinue (fotovoltaico, eolico) il prezzo all’ingrosso dell’energia è destinato a scendere. Due euro a megawattora per ogni punto percentuale in più di energia da fonti rinnovabili, calcola Terna.
Secondo l’Irex Annual Report 2013, curato dalla società di ricerca Althesys, il fotovoltaico, grazie al peak shaving, già nel 2012 ha permesso di abbassare di 1,4 miliardi di euro il prezzo dei consumi elettrici nella fascia più calda della giornata.
(fonte: repubblica)