L’energia prodotta nel mondo oggi è “sporca”. È quanto emerge dal report “Tracking Clean Energy Progress” dell’ AIE, International Energy Agency, presentato dal Direttore esecutivo Maria van der Hoven, la quale ha dichiarato “Il processo di “pulizia” del settore energetico mondiale è in fase di stallo”.
In effetti emerge dallo studio che, nonostante gli interventi dei Paesi di tutto il Mondo per ridurre le emissioni inquinanti, nel 1990 l’energia prodotta a livello mondiale emetteva un quantitativo di CO2 pari a 2,39 tonnellate per tep, mentre nel 2010 si è giunti a 2,37. Un risultato insoddisfacente che è figlio di una carenza di strumenti normativi cogenti che spingano il settore verso una decisa inversione di marcia verso sistemi di produzione energetica puliti, unico modo per ridurre le emissioni climalteranti.
Il Direttore esecutivo van der Hoven ha chiesto un intervento delle istituzioni mirato a favorire la diffusione delle tecnologie meno inquinanti, per far sì che i cambiamenti climatici subiscano un arresto e si evitino conseguenze catastrofiche sul nostro pianeta.
Dallo studio emerge che, soprattutto in Europa, vigono ancora normative a sostegno dei combustibili fossili, i quali ricevono sussidi molto elevati. Al contrario le fonti pulite non godono di un adeguato sostengo ma ciò nonostante solo nel 2011 l’energia eolica nell’UE ha fatto risparmiare 140 Mt di CO2 e si prevede che farà risparmiare 342 Mt di CO2 nel 2020 e 646 nel 2030 (dati EWEA).
Sempre dallo studio EWEA emerge che 100 GW di energia eolica sono in grado di fornire energia elettrica a oltre 57 milioni di famiglie all’anno senza produrre inquinamento. Al contrario per la stessa potenza prodotta da Carbone si emetterebbero 219.5 Mt di CO2, mentre il gas produrrebbe 97.8 Mt di CO2.
Questi dati devono far riflettere sul fatto che ancora poco è stato fatto per un settore a zero emissioni come quello eolico, spesso osteggiato dalle potenti lobby che rappresentano i combustibili fossili. Tuttavia i tentativi di affossare il settore falliscono di fronte a questi dati e a quanto espresso dall’AIE, ovvero l’esigenza di dare una spinta alle tecnologie a zero emissioni, magari modificando il meccanismo dei prezzi dell’energia spostandolo sempre più verso una internalizzazione delle esternalità nel prezzo di produzione.
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